David Bortolusso Classe 3° ELI B Udine, 30/12/1998
Titolo del testo: “Il cavaliere inesistente”.
Nome dello scrittore: Italo Calvino.
Casa editrice: Arnoldo Mondadori Editore.
Anno di pubblicazione: 1998 (prima pubblicazione
1959).
Genere letterario: Romanzo storico-fantastico.
Tema centrale del libro: la vita perfetta del
cavaliere Agilulfo.
Protagonista e personaggi secondari: Agilulfo Emo Bertrandino dei
Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore
e Fez: è il cavaliere inesistente, che riesce ad “esistere” solo grazie alla
sua forza di volontà. La sua armatura, completamente bianca e pulita, non
contiene niente, e la sua voce sembra provenire dall’armatura stessa. La notte
non può dormire, così s’impegna a contare ed ordinare le cose, per vincere il
malessere che lo assale. E’ molto impegnato anche di giorno, dato che controlla
tutto all’interno dell’esercito e segnala eventuali mancanze: per questo motivo
è antipatico agli altri cavalieri. Prende sul serio tutto ciò che gli viene
detto, soprattutto gli ordini imperiali: quando Carlo Magno gli affida Gurdulù,
mentre gli altri cavalieri ridono egli cerca già d impartirgli i primi comandi.
E’ puntiglioso, tanto che prepara in maniera perfetta anche le fosse per i
caduti in battaglia. A tavola non mangia, ma pretende di essere servito come
gli altri: spolpa la carne fino all’osso, taglia in fettine finissime, la
ripone in un piatto con la salsa, e la fa portare via. Quando viene messo in
dubbio il suo cavalierato egli si innervosisce, vorrebbe anche punire colui che
ha fatto l’affermazione, ma decide di partire per dimostrare le sue ragioni,
anche perché non saprebbe cosa potrebbe succedergli sapendo di non essere un
cavaliere, sapendo che tutto ciò che aveva fatto non contava più nulla. Durante
il suo viaggio aiuta una città, attraverso la quale non l’avevano fatto
passare, da un brigante che la opprimeva e libera un castello assediato dagli
orsi, anche se un mendicante lo aveva avvisato che era tutta una finzione per
incastrare i cavalieri, come avevano fatto con lui. La signora del castello
vorrebbe giacere con lui, ma lui, con i suoi discorsi avvincenti e colmi di
passione, la dissuade dal suo intento e le fa passare una notte meravigliosa.
Durante la navigazione verso il Marocco la sua barca viene affondata da una
balena, ma egli, camminando sul fondo del mare, raggiunge la riva dove lo
attende il suo scudiero. Liberata la principessa e portatala in Bretagna, corre
dal re per avvertirlo, ma al ritorno trovano la donna con Torrismondo.
Atterrito perché non poteva più dimostrare la verginità della donna, egli fugge
e non bada ai richiami di Rambaldo, che lo avvisava che era ancora un
cavaliere, che le sue azioni avevano ancora un senso. Dissolvendosi, decide di
lasciare l’armatura al ragazzo.
Carlo Magno: il re dei Franchi è
piuttosto invecchiato dall’ultima volta che i suoi cavalieri lo hanno visto.
Guida sempre lui il suo esercito ed è l’unico che si stupisce per tutte le cose
che incontra. Anche a lui sta antipatico Agilulfo, anche se lo ritiene un
cavaliere dotato di coraggio e buona volontà: è soddisfatto quando viene messo
in dubbio il suo cavalierato, ma quando il cavaliere si dissolve sembra quasi
dispiaciuto per la sua dipartita
Rambaldo di Rossiglione: figlio del
marchese Gherardo, decide di arruolarsi per vendicare la morte del padre,
caduto in battaglia per mano dell’argalif Isoarre. Durante la sua prima
battaglia, nonostante la paura per l'inesperienza, cerca l’argalif, trovando,
dopo diversi malintesi con l’interprete, il suo porta-occhiali, che deve
rifornire il suo padrone. Rambaldo glielo impedisce, così Isoarre muore
trafitto da una lancia. Il giovane, soddisfatto per aver vendicato il padre, si
getta nella battaglia, cercando uno scontro con i Saraceni, ma cade in
un’imboscata. In suo soccorso accorre però un cavaliere misterioso, dalla
guarnacca color pervinca, che lo aiuta a sconfiggere i due. Dopo, senza
presentarsi o ricambiare il ringraziamento del giovane, egli scappa. Rambaldo
vorrebbe inseguirlo, ma il suo cavallo è morto. Camminando, cercando di tornare
all’accampamento, egli vede il destriero del cavaliere, e dopo una breve
ricerca lo trova, ma scopre che è una donna, e se ne innamora. Vorrebbe confidarsi
con Agilulfo, perché si fida di lui e gli dà sicurezza, anche se non riesce a
spiegarsi perché prova questi sentimenti verso di lui. Trovato il cavaliere gli
dice che vuole diventare come lui, ma dopo aver visto i compiti che spettavano
ad Agilulfo si risente un po’ della sua decisione.
Quando
Bradamante parte per seguire il cavaliere inesistente, egli la segue, ma non
riesce a raggiungerla.
A
lui è dato il compito di trovare Agilulfo, quando scappa credendo di non essere
più un cavaliere, ma ritrova solo la sua armatura, con un biglietto che
attestava che ora la corazza apparteneva a lui. Rambaldo si getta spesso nelle
mischie, combattendo con coraggio, ma già dopo la prima battaglia l’armatura è
rovinata, sporca, … Grazie a lei il ragazzo può giacere con Bradamante che però
, scoperta la sua identità, fugge. Rambaldo continua a combattere, cercando
sempre la ragazza, che finalmente trova in un convento, dove si era rifugiata
per ripensare alla sua vita e aveva capito che si era innamorata di lui.
Gurdulù: è un matto che l’esercito
di Carlo Magno incontra nel suo cammino; a seconda dei paesi in cui transitano
ha nomi diversi (Omobò, Martinzùl); egli s’immedesima nelle cose e nelle
persone: prende in mano delle pere e crede di essere un pero; quando il re lo
rimprovera lo imita, poiché non si ricorda se lui è un uomo normale o se è
Carlo Magno; quando gli danno da mangiare egli butta il rancio in un buco di un
albero, perché crede sia la sua bocca, … Il re lo affida come scudiero ad
Agilulfo. Arrivato in Marocco, viene preso in una rete di pescatori, che lo
riconoscono come loro amico dato che lui, durante la guerra, passava dal campo
franco a quello nemico e veniva accolto con benevolenza da tutti. Dissoltosi il
suo padrone, egli lo cerca in ogni posto; non avendolo trovato, viene preso
come scudiero da Torrismondo.
Suor Teodora: religiosa dell’ordine di
San Colombano, è la narratrice della storia, che desume da vecchie carte e da
chiacchiere. Il compito affidatole dalla badessa è quello di scrivere questa storia,
al contrario delle sorelle che devono lavare i piatti o pulire il castello: è
un compito gravoso, ma è molto coinvolta da quello che sta raccontando, anche
perché, come rivela al termine del libro, lei è Bradamante. Inoltre, scrivendo
il suo racconto, capisce che è innamorata di Rambaldo, e quando il giovane
arriva per cercarla, ella lo raggiunge e decide di seguirlo.
Bradamante: è la cavallerizza di cui
si innamora Rambaldo. Ella è però innamorata del cavaliere Agilulfo, di cui
ammira la perfezione dei movimenti in battaglia, la facilità e l’impegno con
cui tira all’arco, … Quando il cavaliere parte alla ricerca do Sofronia, ella
lo segue, ma non riesce a raggiungerlo. Dopo diverso tempo rivede la sua
armatura e, credendo che sia Agilulfo, si abbandona a lui. Scoperto che
all’interno della corazza c’è Rambaldo, la donna fugge e si rifugia in un
convento.
Sofronia: figlia dei reali di
Scozia, è la ragazza che Agilulfo salva dai briganti, atto che gli permetterà
di diventare cavaliere. Diventa suora ma viene rapita dai Saraceni e viene
comprata come moglie da un sultano del Marocco. Viene tratta in salvo da
Agilulfo e portata in Bretagna. Rimasta sola in una grotta aspettando il
ritorno del cavaliere, giace con Torrismondo: si pensa ad un incesto, ma tra i
due si scopre che non ci sono legami di sangue, cosicché si possono sposare e
si trasferiscono in Curvaldia, obbligati però a vivere alla pari con i paesani.
Torrismondo: cadetto dei duchi di
Cornovaglia, pensa che tutto ciò che lo circonda sia uno schifo, che l’unica
cosa buona nel mondo sia l’Ordine del Santo Gral, di cui crede d’essere figlio.
Durante un pranzo, egli rivela d’essere figlio dell’Ordine e di Sofronia,
mettendo così in dubbio il cavalierato di Agilulfo. Partendo alla ricerca dei
cavalieri, egli li trova e cerca di farvi parte, ma capisce che anche loro non
sono perfetti come pensava. Aiuta gli abitanti della Curvaldia a scacciarli, ma
poi fugge disperato. Giunto in Bretagna, si rifugia in una grotta, dove trova
una donna di cui si innamora: è Sofronia, colei di cui crede d’essere il
figlio; arriva sul posto Carlo Magno e gli rivela l’identità della donna: in un
primo momento egli scappa pensando ad un incesto, ma facendo ritorno rivela che
ella era ancora vergine e quindi tra loro non ci sono vincoli di sangue.
I Cavalieri del Santo Gral: sono un gruppo di
cavalieri cristiani che dicono di essere guidati solamente dalla potenza del
Santo Gral. Torrismondo pensa di essere figlio loro, ma dopo aver visto
l’"indifferenza" con cui fanno tutto spera che ciò non sia vero. Il
loro capo è un uomo muto e cieco, che non mangia né beve perché è in estasi per
il Gral. I cavalieri sembrano perfetti (tutti i loro colpi vanno a segno, si
confondono nella natura che li circonda, …) ma non si fermano dal chiedere
tasse ai poveri della Curvaldia.
Tempo e luogo della narrazione: la storia si svolge nel Medioevo, ai tempi di Carlo Magno, in un
periodo di qualche mese. Essa è ambientata tra le colline della Francia.
Durante il suo viaggio il cavaliere attraversa la Scozia, raggiunge via mare il
Marocco, ritorna in Bretagna. Torrismondo si aggira tra i boschi della Francia,
in Curvaldia dove trova i Cavalieri del Gral e dove tornerà per vivere con
Sofronia.
Sintesi della trama: la narrazione incomincia
durante un’ispezione di Carlo Magno alle sue truppe. Passando in rassegna i
cavalieri, chiede loro chi sono e fa battute sulla provenienza o sui nomi. Dopo
diverse ore arriva in fondo al gruppo, dove un cavaliere dalla corazza bianca e
molto pulita dice di essere Agilulfo… Alla richiesta del re di fargli vedere il
suo volto, egli risponde che non esiste, che sta in piedi e combatte solo con
la sua forza di volontà. Per confermare ciò che dice si toglie l’elmo e il re
capisce che non stava mentendo. Ricevuto il permesso di andarsene, i cavalieri
si radunano in piccoli gruppi e parlano tra loro, mentre Agilulfo, non sapendo
con chi andare dato che stava antipatico a tutti, si allontana da solo. Arriva
la sera e tutti vanno a dormire, tranne il cavaliere inesistente, che non
essendoci non può neanche riposare: questi per lui sono i momenti peggiori,
durante i quali vorrebbe addirittura dissolversi, ma trova rifugio in cose
semplici ma che lo tengono impegnato, come contare le foglie, disporre dei
rametti in forme particolari, … Durante la notte incontra Rambaldo, unitosi
all’esercito per vendicare la morte del padre. Il giovane si confida con il
cavaliere, che gli dice di rivolgersi alla Sovrintendenza che si occupava delle
vendette. La mattina il ragazzo la raggiunge, ma gli dicono che ci sono dei
problemi, ma che se voleva bastava che in battaglia andasse sempre dritto per
incontrare chi doveva uccidere: durante gli scontri il ragazzo uccide diversi
Saraceni, e grazie ad un interprete cerca l’argalif Isoarre. All’inizio sfida
un maomettano, che però non è colui che cerca, che gli dice dove andare.
Trovato un altro uomo, scopre che è il porta-occhiali dell’argalif, che sta
richiedendo i suoi servigi mentre sta combattendo: Rambaldo rompe gli occhiali
e Isoarre muore, ma il ragazzo non si sente soddisfatto, così cerca altri
Saraceni da abbattere. Trovatone uno, lo segue ma cade in un’imboscata; in suo
soccorso giunge un cavaliere misterioso dalla guarnacca color pervinca, che lo
aiuta a sconfiggere i nemici, ma che scappa al termine dello scontro. Il
giovane lo reputa come un affronto e lo insegue. Dopo un po’ ritrova il suo
cavallo, e cercandolo scopre che è una ragazza e se ne innamora. Tornato al
campo si confida ad Agilulfo e gli dice che vorrebbe diventare come lui, ma il
cavaliere gli fa vedere quali altri compiti spettano ad uno come lui:
controllare quanto cibo viene preparato, sotterrare i caduti, … Rambaldo si
annoia e capisce che non è poi tanto bello essere un cavaliere. Giorni dopo
Rambaldo ritrova Bradamante mentre si esercita con l’arco, e la sfida. Egli è
bravo, ma la donna non fa mai apprezzamenti, dicendogli anzi che quello che fa
lo fa sempre per caso. Rambaldo chiede spiegazioni, così la donna invita
Agilulfo a tirare una freccia, elogiando ogni singolo gesto del cavaliere. Il
ragazzo non capisce, e gli altri uomini lì intorno lo scherniscono dicendogli
che lui è innamorato di Bradamante, ma lei pensa solo al cavaliere inesistente.
Il ragazzo non sa più se disprezzare o se continuare ad ammirare Agilulfo, così,
sconsolato, si confida con un giovane che passava di lì, Torrismondo, che gli
dice che tutto è uno schifo, che l’unica cosa perfetta è l’Ordine del Gral, che
se volesse potrebbe rovinare Agilulfo in poco tempo. Infatti, durante il
pranzo, Torrismondo rivela d’essere figlio di Sofronia. Il cavalierato era
stato dato al cavaliere perché quindici anni prima aveva salvato la verginità
della ragazza, ma se era vero ciò che diceva il ragazzo il suo gesto meritava
solamente una ricompensa, non che fosse fatto cavaliere. Agilulfo, indignato,
vorrebbe punire Torrismondo, ma decide di partire alla ricerca di Sofronia per
dimostrare ciò che era successo. La sera stessa il cavaliere parte con Gurdulù,
e Bradamante lo segue, seguita a sua volta da Rambaldo. Agilulfo raggiunge una
città, ma le guardie non lo lasciano passare perché temono sia un brigante che
opprime la città. Il cavaliere, infuriato, batte i boschi lì intorno e trova
l’uomo, lo consegna alle guardie che lo ringraziano e lo invitano a restare, ma
lui continua il suo viaggio. Lungo il sentiero incontrano una donna dai vestiti
rotti e sporchi, che chiede aiuto ad Agilulfo: il castello dove viveva con la
sua padrona e le sue amiche è assediato dagli orsi, che non le lasciano né
entrare né uscire. Il cavaliere, nonostante un mendicante lo avesse avvisato
che era un trucco per incastrarlo, scaccia gli animali e viene ospitato dalla
padrona del palazzo, Priscilla. Mentre Gurdulù trascorre la notte giocando con
le ragazze, Agilulfo e la padrona discutono nelle stanze della donna. Ella
vorrebbe dormire con il cavaliere, ma egli la dissuade con i suoi discorsi
interessanti e colmi di passione, tanto che la donna si innamora di lui.
All’alba i due ripartono, e dopo qualche tempo raggiungono la Scozia. Il
convento dove Sofronia si era ritirata è stato saccheggiato dai Saraceni, che
hanno portato le suore in Marocco, per venderle come schiave. Agilulfo e
Gurdulù salpano a bordo di una nave, che viene però affondata da una balena. Lo
scudiero raggiunge la riva al “galoppo” dell’animale, e viene tratto in salvo
da pescatori che lo riconoscono come Gudi-Ussuf, l’uomo che veniva sfamato al
loro campo durante la guerra. Il cavaliere, invece, cammina sul fondo
dell’oceano fino alla terraferma. I pescatori gli chiedono aiuto per trovare
delle perle da donare alla moglie che quella sera sarebbe stata visitata dal
sultano, ma Agilulfo propone di portarle in dono la sua armatura. Introdotto
nelle stanze di Sofronia, l’ultima moglie acquistata dal sultano, la porta in
salvo e i tre salpano alla volta della Bretagna. Giunti a terra, la donna viene
portata in una grotta, dove deve aspettare mentre il cavaliere raggiunge
l’esercito per avvertire Carlo Magno del loro arrivo. Mentre Agilulfo era alla
ricerca di Sofronia, Torrismondo batteva i boschi della Francia per trovare i
Cavalieri del Sacro Ordine del Gral. Arrivato in Curvaldia, nel bosco vicino ad
un paese vede un cavaliere che suona l’arpa, che lo indirizza verso il gruppo.
Afferma d’essere loro figlio, ma poiché il portavoce dei cavalieri dice che
loro sono guidati solo dal Gral, che non sono quindi consapevoli di quello che
fanno, il ragazzo capisce che non l’Ordine non è tanto perfetto quanto se lo
immaginava. Vorrebbe farvi parte, ma dopo non essere riuscito a superare le prove
che gli venivano proposte, capisce di non essere come loro. Così, mentre i
cavalieri vanno a riscuotere le tasse al paese vicino, Torrismondo si ribella
ed aiuta i paesani a scacciarli. Affranto, dato che non poteva più dimostrare
d’essere cavaliere, fugge verso la Bretagna. Rifugiatosi in una grotta, trova
Sofronia, se ne innamora e giace con lei. Arrivati Carlo Magno ed Agilulfo, i
due vengono trovati insieme e il ragazzo viene accusato di incesto. Agilulfo,
non più cavaliere scappa come Torrismondo, che però poco dopo torna indietro
dichiarando che la donna era ancora vergine, quindi tra loro non c’erano legami
di sangue; perciò si sposano e vanno a vivere in Curvaldia, con il titolo di
Conti. Rambaldo viene mandato alla ricerca di Agilulfo, che però si è dissolto
e ha lasciato la sua armatura al ragazzo, che la indossa subito. Tornati al
campo, Rambaldo si getta spesso nelle mischie più accese, uscendone sempre
vincitore, anche se la corazza, che con Agilulfo era sempre pulita e perfetta,
già dopo il primo scontro è sporca e ammaccata. Un giorno, sempre con indosso
l’armatura, incontra Bradamante che, scambiandolo per Agilulfo, lo invita
vicino a lei. Scopertosi il capo, però, viene ripudiato dalla donna che scappa
e si rifugia in un convento. Rambaldo continua a combattere per i Franchi, ma
senza la donna non è più la stessa cosa, così la cerca in ogni luogo che
raggiunge, finché la trova: lei ha capito che si è innamorata di lui, e decide
di seguirlo.
Opinioni e giudizio personale: il libro è piacevole e
originale, anche perché Calvino ha deciso di far raccontare la sua storia da un
personaggio interno ad essa; il romanzo è gradevole anche perché è di facile
lettura e non impegnativo, tanto che lo si può leggere in poco tempo: il
linguaggio è semplice, l’autore non fa uso di termini stranieri o propri del
suo tempo, anche se il romanzo è stato scritto nel 1959, quindi non molti anni
fa, e il linguaggio non è cambiato di molto rispetto ad oggi.